Sulle pagine de laRegione, Matteo Piricò, Miriam Salvisberg e Valentina Giovannini parlano della valutazione come di un’opportunità di crescita e miglioramento continuo.
La valutazione è un elemento tra i più dibattuti dalle figure coinvolte nel processo educativo, siano esse docenti, genitori o gli allievi stessi. È infatti innegabile la carica di apprensione o in ogni caso l’importanza che viene data ai momenti di interrogazione e verifica e alla sensazione che il voto sia l’unico elemento usato per misurare il valore dell’operato in classe.
I nuovi orientamenti pedagogici orientati allo sviluppo di competenze trasversali sovvertono "il modo tradizionale di concepire l’educazione: invece di concentrarsi esclusivamente sul "cosa" dell’apprendimento (cioè i contenuti), si preoccupa anche del "come" insegnare e quindi apprendere". Questo cambio di paradigma si riflette anche nella valutazione che ovviando alla mera quantificazione numerica unidirezionale introduce anche altre forme di autovalutazione o valutazione tra pari o accompagnando il voto ad "un giudizio sintetico che riporta cosa l’allievo è in grado di fare e in quali aspetti - e in che modo - potrebbe migliorare".
Perciò nonostante le dispute e i fraintendimenti, argomentano gli autori, "la valutazione può diventare un autentico strumento di insegnamento, sia perché offre costantemente strumenti volti al miglioramento della consapevolezza e delle abilità di apprendimento, sia perché il docente, attraverso le risposte ottenute nella valutazione, ha l’opportunità di affinare la progettazione didattica e le azioni specifiche destinate al suo promovimento."
La valutazione a scuola un’occasione di crescita
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