La ricerca sul cancro prostatico fa ulteriori progressi con una recente scoperta effettuata presso il laboratorio di Prostate Cancer Biology all’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR, affiliato all’Università della Svizzera Italiana). Uno studio condotto dalla Dott.ssa Giuseppina Carbone ha infatti rivelato che i frammenti di micro-RNA, diffusi nell’organismo dalle cellule di tumore prostatico tramite microscopiche vescicole chiamate esosomi, favoriscono la formazione di metastasi. Lo studio, che vede coinvolti centri clinici in Ticino (IOSI, Cardiocentro Ticino) e internazionali (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology, Cape Town, e Portuguese Oncology Institute, Porto), è pubblicato sulla rivista scientifica pubblicazione del gruppo Nature.
Le cellule tumorali hanno un sistema tutto loro per mandare segnali nelle più diverse zone del corpo, facilitare la propria sopravvivenza e soprattutto favorire la formazione di metastasi: l’invio di microscopiche vescicole chiamate esosomi. Nel caso del tumore della prostata, in particolare, sembra che questi ultimi possano avere un ruolo di assoluta importanza nella progressione tumorale. Come spiega la Dott.ssa Carbone, "gli esosomi vengono secreti da ogni tipo di cellula e si trovano in ogni tipo di fluido corporeo, dal sangue alla saliva, e il loro scopo è garantire la comunicazione tra cellule. Si tratta, quindi, di messaggeri che circolano normalmente. Ma quantità e qualità del contenuto dei diversi esosomi sono ciò che fa la differenza, perché quelli secreti dalle cellule di tumore prostatico hanno caratteristiche che li rendono unici. In studi precedenti avevamo dimostrato che tumori prostatici con elevato livello di frammenti di RNA chiamati microRNA (miR-424) sono associati a maggiore malignità. Il passo ulteriore, cui è dedicato il nostro studio, è stato dimostrare che tali esosomi hanno la capacità di intervenire su altre cellule, rendendole meno differenziate, più staminali e quindi più propense a formare metastasi. Poiché gli esosomi si trovano in ogni fluido del corpo, si può pensare che in un futuro non lontano si procederà con il loro isolamento con un semplice prelievo di sangue per monitorare la progressione del tumore e diagnosticare una recidiva clinica".
L’aspetto diagnostico è solo uno dei possibili risvolti di quanto scoperto a Bellinzona. Accanto a esso c’è infatti quello terapeutico, che ha un grande potenziale. Ancora la Dott.ssa Carbone: "Esistono già molecole sperimentali che neutralizzano i microRNA e i primi dati ci dicono che sono efficaci e privi di tossicità evidenti. Dobbiamo andare avanti e capire come bloccare il rilascio e la circolazione dei microRNA negli esosomi, e sviluppare metodi applicabili nell’uomo".
Lo studio completo è consultabile online qui >> www.nature.com/articles/s42003-020-01642-5
[Per gentile concessione di Ticino Scienza, l’articolo completo è disponibile al link riportato a margine.]