Grazie a un termometro interno, i semi sanno quando devono germogliare.

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Un team dell’Università di Ginevra ha scoperto come il seme decida se rimanere in "ibernazione" o attivare la germinazione a seconda della temperatura esterna.

Sezione di un seme di Arabidopsis thaliana (Arabetta), un organismo di riferimen
Sezione di un seme di Arabidopsis thaliana (Arabetta), un organismo di riferimento ampiamente utilizzato nelle scienze vegetali. UNIGE / Sylvain Loubéry
La germinazione è una fase cruciale nella vita di una pianta. È qui che lascia lo stadio di seme resistente a vari vincoli ambientali (condizioni climatiche, mancanza di nutrienti, ecc.) per diventare una piantina molto più vulnerabile. La sopravvivenza della giovane pianta dipende in particolare dalla tempistica di questa transizione. È quindi essenziale che questa fase sia finemente controllata. Un team svizzero, guidato da scienziati dell’Università di Ginevra (UNIGE), ha scoperto il termometro interno dei semi che è in grado di ritardare o addirittura bloccare la germinazione in caso di temperature troppo elevate per la futura piantina. Questo lavoro potrebbe consentire di ottimizzare la crescita delle piante nel contesto del riscaldamento globale. L’articolo è pubblicato sulla rivista Nature Communications.

I semi appena formati sono dormienti: non sono in grado di germinare. Dopo alcuni giorni - o anche mesi, a seconda della specie - i semi si risvegliano e acquisiscono la capacità di germinare durante la stagione favorevole alla crescita delle piantine e alla produzione di nuovi semi. Tuttavia, i semi non dormienti possono ancora decidere il loro destino. Ad esempio, un seme non dormiente che viene improvvisamente sottoposto a temperature troppo elevate (28°C) può bloccare la germinazione. Questo meccanismo di repressione della temperatura (termoinibizione) consente una regolazione molto fine. Una variazione di soli 1 o 2°C può infatti ritardare la germinazione di una popolazione di semi e quindi aumentare le possibilità di sopravvivenza delle future piantine.

Una proteina chiave: il fitocromo B

Il gruppo di Luis Lopez-Molina, professore presso il Dipartimento di Scienze Vegetali della Facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra, è interessato al controllo della germinazione nell’ Arabidopsis thaliana (Arabetta), una specie vegetale appartenente alla famiglia delle Brassicaceae e utilizzata come modello in molti progetti di ricerca. Per comprendere i meccanismi di rilevamento che permettono ai semi di innescare la termoinibizione, gli scienziati hanno esplorato fenomeni già descritti e del tutto simili nelle piante giovani, cioè in uno stadio di sviluppo più avanzato.

Infatti, i cambiamenti di temperatura sono percepiti anche dalle piantine, in cui un leggero aumento di temperatura favorisce la crescita del fusto. Questo adattamento è simile a quello che si osserva quando una pianta si trova all’ombra di un’altra: si allunga per sfuggire all’ombra per esporsi alla luce solare, più favorevole alla fotosintesi. Queste variazioni sono rilevate da una proteina sensibile alla luce e alla temperatura, il fitocromo B, che normalmente agisce come un freno alla crescita delle piante. Un aumento di 1-2°C favorisce l’inattivazione del fitocromo B, rendendolo meno efficace nell’inibire la crescita.

Un termometro interno

Per capire se il fitocromo B svolge anche un ruolo di inibizione termica durante la germinazione, gli autori hanno sezionato i semi per separare i due tessuti al loro interno: l’embrione (che darà origine alla giovane pianta) e l’albume (il tessuto nutritivo che controlla anche la germinazione nei semi di Arabidopsis). A differenza degli embrioni cresciuti a contatto con l’albume, i ricercatori hanno scoperto che gli embrioni privi di albume non sono in grado di arrestare la crescita a temperature troppo elevate, portandoli alla morte.

"Abbiamo scoperto che la termoinibizione nella Pantofola della Signora non è controllata autonomamente dall’embrione, ma è attuata dall’albume, rivelando una funzione nuova ed essenziale per questo tessuto", spiega Urszula Piskurewicz, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Vegetali della Facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra e prima autrice dello studio. "In altre parole, in assenza di albume, l’embrione all’interno del seme non percepirebbe che le temperature sono troppo elevate e inizierebbe a germogliare, il che sarebbe fatale".

Ottimizzare la germinazione delle colture

La termo-inibizione della germinazione è un nuovo esempio dell’influenza delle variazioni climatiche su alcuni fenomeni periodici della vita vegetale (germinazione, fioritura, ecc.). "Si prevede che questa caratteristica abbia un impatto sulla distribuzione delle specie e sull’agricoltura vegetale, impatto che sarà ancora maggiore con l’aumento delle temperature a livello mondiale", riferisce Luis Lopez-Molina, ultimo autore dello studio. Una migliore comprensione del modo in cui la luce e la temperatura innescano o ritardano la germinazione dei semi potrebbe infatti aiutare a ottimizzare la crescita delle piante esposte a un’ampia gamma di condizioni climatiche.