Come il nostro cervello decodifica lo sguardo dell’altra persona

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Il cervello percepisce prima gli indizi visivi più globali, cioè la direzione de
Il cervello percepisce prima gli indizi visivi più globali, cioè la direzione della testa, a partire da 20 millisecondi, prima di concentrarsi sulle informazioni più locali, cioè gli occhi, a partire da 140 millisecondi. UNIGE

Un team dell’Università di Ginevra è riuscito a determinare il momento preciso in cui il nostro cervello rileva la direzione dello sguardo di un’altra persona.

Lo sguardo svolge un ruolo centrale nell’interazione sociale quotidiana. Questo potere di comunicazione istantanea si basa sulla capacità del nostro cervello di interpretare la direzione dello sguardo altrui. Come fa il cervello a rilevare la direzione dello sguardo e quali fattori influenzano questo processo? In un recente studio pubblicato sulla rivista NeuroImage, un team dell’Università di Ginevra è riuscito a determinare con una precisione senza precedenti il momento esatto in cui viene rilevata la direzione dello sguardo. Questi risultati contribuiscono in modo significativo a una migliore gestione dell’autismo e potrebbero offrire prospettive terapeutiche alle persone affette dal morbo di Alzheimer.

Fin dalla nascita, i volti umani sono lo stimolo visivo più comune e regolare che incontriamo. Il nostro cervello ha sviluppato l’abilità di memorizzarli e riconoscerli, ma anche di rilevarne i messaggi. Ad esempio, il contatto visivo diretto indica il desiderio di impegnarsi in un’interazione sociale, mentre evitare il contatto visivo invia il messaggio opposto. Ma quanto velocemente il nostro cervello riesce a interpretare questi segnali?

Questo tema è stato oggetto di numerose ricerche. Tuttavia, le pubblicazioni esistenti si concentrano principalmente sullo studio locale degli occhi. Non tengono conto dell’influenza di altri elementi, come la direzione della testa.

Analisi dell’occhio cerebrale

Un team dell’Università di Ginevra ha presentato a dei volontari degli avatar in 3D, ognuno dei quali presentava diverse direzioni della testa e degli occhi. Il primo compito era quello di indicare la direzione della testa, il secondo la direzione degli occhi. Analizzando le reazioni cerebrali mediante un elettroencefalogramma, il team di ricerca ha scoperto che queste due informazioni possono essere decodificate in modo affidabile e indipendente l’una dall’altra.

L’esperimento dimostra anche una certa gerarchia nell’elaborazione di queste due informazioni.
Il cervello percepisce prima gli indizi visivi più globali, cioè la direzione della testa, a partire da 20 millisecondi, prima di concentrarsi sulle informazioni più locali, cioè gli occhi, a partire da 140 millisecondi. Questa organizzazione gerarchica permette di integrare queste due informazioni e di giudicare efficacemente la direzione dello sguardo", spiega DomilÄ TautvydaitÄ, ricercatore post-dottorato e ricercatore associato presso la Facoltà di Psicologia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Ginevra, nonché primo autore dello studio.

Lo studio ha anche dimostrato che la decodifica della direzione dello sguardo era significativamente più accurata quando ai partecipanti veniva chiesto specificamente di prestare attenzione allo sguardo dei volti presentati. Ciò significa che il compito influenza la percezione e la comprensione dello sguardo. Nella vita di tutti i giorni, questi risultati dimostrano che quando un individuo è attivamente in ’modalità sociale’, sarà in grado di riconoscere meglio e più rapidamente le intenzioni degli altri", spiega Nicolas Burra, docente senior presso l’Ecole Polytechnique de Paris.spiega Nicolas Burra, docente e ricercatore presso la Facoltà di Psicologia e Scienze dell’Educazione e direttore del Laboratorio sperimentale di cognizione sociale (ESClab) dell’Università di Ginevra, che ha guidato questa ricerca.

Un metodo all’avanguardia

Il metodo utilizzato fornisce risultati estremamente accurati per questi due meccanismi. Combinando l’analisi dei segnali elettrici mediante elettroencefalogramma (EEG) con tecniche di apprendimento automatico, il team di ricerca è in grado di prevedere la decodifica della direzione degli occhi e della testa prima ancora che i partecipanti ne siano consapevoli. Si tratta di una vera innovazione tecnica in questo campo, che consente un’analisi molto più dettagliata di quanto fosse possibile in precedenza", aggiunge Nicolas Burra.

Nelle persone con disturbi dello spettro autistico, la decodifica di queste informazioni può essere compromessa e si favorisce l’evitamento del contatto visivo. Questo vale anche per la malattia di Alzheimer. Con il progredire della malattia, le difficoltà di memoria impoveriscono le relazioni con gli altri e spesso portano al ritiro sociale. È quindi essenziale comprendere il meccanismo cerebrale di rilevamento della direzione dello sguardo.
essenziale.

Questi risultati e il metodo utilizzato rappresentano un contributo concreto alla diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico nei bambini. Per quanto riguarda la malattia di Alzheimer, uno dei sintomi più evidenti con il progredire della malattia è l’incapacità di riconoscere i volti, anche quelli dei familiari. Questo studio apre quindi la strada a una migliore comprensione dei meccanismi neurali legati alla riduzione dell’interazione sociale e della memoria dei volti, un tema attualmente studiato da DomilÄ TautvydaitÄ presso la McGill University in Canada. La ricerca del laboratorio ESClab dell’Università di Ginevra continuerà in questo campo, analizzando questi processi durante le interazioni sociali reali.

4 luglio 2024