
Analizzando sedimenti di 56 milioni di anni fa, un team dell’Università di Ginevra ha misurato l’aumento dell’erosione del suolo causato dal riscaldamento globale, sinonimo di grandi inondazioni.
56 milioni di anni fa, la Terra ha sperimentato un importante e rapido riscaldamento climatico dovuto all’effetto dei gas serra, presumibilmente rilasciati da eruzioni vulcaniche. Un team dell’Università di Ginevra ha analizzato i sedimenti di questo periodo per valutare l’impatto di questo riscaldamento sull’ambiente e, in particolare, sull’erosione del suolo. Hanno scoperto che l’erosione del suolo è aumentata di quattro volte, a causa delle forti piogge e delle inondazioni dei fiumi. Questi risultati suggeriscono che il riscaldamento attuale potrebbe avere un effetto simile, aumentando significativamente il rischio di inondazioni. Per saperne di più, consultare la rivista Geology.Per le sue analogie con il riscaldamento attuale, il Massimo Termico del Paleocene-Eocene viene studiato da vicino per capire come l’ambiente terrestre reagisce a un aumento globale della temperatura. Avvenuto 56 milioni di anni fa, questo episodio ha visto la Terra riscaldarsi di 5-8°C nell’arco di 20.000 anni, un tempo molto breve su scala geologica. È durato 200.000 anni e ha portato a grandi sconvolgimenti nella flora e nella fauna. Secondo i recenti rapporti dell’IPCC, la Terra è ora sull’orlo di un riscaldamento simile.
Per ottenere una "fotografia" più accurata del riscaldamento passato e delle sue conseguenze, e per fare previsioni per il futuro, gli scienziati stanno analizzando i sedimenti di questo periodo. Questi depositi naturali sono il risultato dell’erosione del suolo da parte dell’acqua e del vento. Sono stati trasportati dai fiumi fino agli oceani. Conservati nella roccia, questi veri e propri archivi geologici contengono informazioni preziose sul nostro passato, ma anche sul nostro futuro.
Quattro volte più erosione
La nostra ipotesi iniziale era che, con questo riscaldamento, aumentano la stagionalità e l’intensità delle precipitazioni. Questo altera la dinamica delle piene dei fiumi e porta a un’intensificazione del trasporto di sedimenti dalle montagne agli oceani. Ci siamo proposti di verificare questa ipotesi e, soprattutto, di quantificare meglio questo cambiamento", spiega Marine Prieur, dottoranda presso la sezione di Scienze della Terra e dell’Ambiente della Facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra e prima autrice di questo studio finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.
Il team di ricerca ha studiato un particolare tipo di sedimento, il microcodium, raccolto nei Pirenei (circa 20 kg). Questi prismi di calcite, grandi non più di un millimetro, si sono formati specificamente all’epoca intorno alle radici delle piante, nel terreno. Tuttavia, si trovano anche nei sedimenti marini, a testimonianza di un’erosione più o meno significativa. Sono quindi un buon indicatore dell’intensità di questo fenomeno sui continenti.
Quantificando l’abbondanza di microcodium nei sedimenti marini, sulla base di campioni prelevati nei Pirenei spagnoli, sommersi durante il Paleocene-Eocene, abbiamo dimostrato che l’erosione del suolo sul continente è aumentata di quattro volte durante il cambiamento climatico avvenuto 56 milioni di anni fa", spiega Sébastien Castelltort, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dello Spazio.l’erosione del suolo sul continente è aumentata di quattro volte durante il cambiamento climatico avvenuto 56 milioni di anni fa", rivela Sébastien Castelltort, professore ordinario della sezione di Scienze della Terra e dell’Ambiente della Facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra, che ha guidato lo studio.
L’azione umana aggraverà il fenomeno
Questa scoperta evidenzia l’impatto significativo del riscaldamento globale sull’erosione del suolo, attraverso l’intensificazione delle precipitazioni durante gli eventi temporaleschi e l’aumento delle piene dei fiumi. Si tratta di un indicatore di forti inondazioni. Questi risultati si riferiscono specificamente a questa zona dei Pirenei, e ogni zona geografica dipende da alcuni fattori specifici. Tuttavia, questo aumento dell’apporto sedimentario negli strati del Paleocene-Eocene può essere osservato quasi ovunque sul pianeta. Si tratta quindi di un fenomeno globale, su scala terrestre, in caso di forte riscaldamento", sottolinea Marine Prieur.
Questi risultati forniscono nuove informazioni che possono essere incorporate nelle previsioni sul nostro clima futuro. In particolare, per valutare meglio i rischi di inondazioni e crolli del suolo nelle aree popolate. Dobbiamo tenere presente che questo aumento dell’erosione si è verificato naturalmente, sotto l’effetto del solo riscaldamento globale. Oggi, per prevedere ciò che ci aspetta, dobbiamo tenere conto anche dell’impatto dell’azione umana, come la deforestazione, che amplifica vari fenomeni, tra cui l’erosione", concludono gli scienziati.