Nell’ambito di questo studio, il team di ricerca ha collaborato con Ubisoft per realizzare uno dei primi studi al mondo che combina misure oggettive del tempo di gioco con misure psicometriche, al fine di indagare i legami tra l’uso dei videogiochi e la qualità della vita.
Lo studio sottolinea l’importanza di prendere in considerazione le motivazioni dei giocatori e le ragioni per cui si dedicano al gioco, suggerendo che queste hanno maggiori probabilità di identificare i giocatori a rischio rispetto al tempo di gioco.
Esaminando i legami tra i sintomi del disturbo da videogiochi e la qualità della vita, lo studio suggerisce anche che questa relazione non è diretta, ma piuttosto basata su fattori di rischio sottostanti comuni, come i tratti impulsivi o la suscettibilità alle emozioni negative.
Questi risultati forniscono una migliore comprensione della mancanza di efficacia degli interventi che si concentrano esclusivamente sul tempo trascorso a giocare d’azzardo", spiega il Prof. Joël Billieux, che fa parte del team di ricerca, "suggerendo al contempo che la valutazione clinica e gli sforzi di prevenzione dovrebbero concentrarsi maggiormente sul contesto motivazionale dei giocatori d’azzardo e sui fattori di rischio individuali sottostanti, che restano da chiarire in studi futuri". ’