Parwiz Mosamim è un assistente dottorando della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera italiana (USI) nato e cresciuto in Afghanistan, dove ha conseguito un Bachelor in giornalismo. Sulle pagine del Corriere del Ticino ha raccontato la sua storia e le speranze che nutre per il suo Paese d’origine.
Dopo aver lavorato alcuni anni come giornalista in Afghanistan, Parwiz Mosamim ha deciso di trasferirsi in Indonesia dove ha conseguito un Master in Public Administration. Successivamente ha ottenuto una borsa di studio dall’ETH di Zurigo per scrivere la sua tesi, che ha esaminato le barriere affrontate dalle donne afghane dipendenti pubbliche durante il loro inserimento nella pubblica amministrazione. È stata proprio questa esperienza a spingerlo a proseguire la sua formazione con un dottorato in Svizzera. Il suo ritorno in patria si è reso del resto impossibile dopo la presa di potere dei talebani nel 2021, a causa dei rischi da lui corsi in quanto giornalista e ricercatore. E sebbene sia tornato a trovare la sua famiglia, è stato immediatamente costretto a rientrare in Indonesia.
L’arrivo di Parwiz Mosamim all’USI nel 2021 è stato possibile grazie a Scholars at Risk (SAR), una rete che funge da intermediario tra istituzioni e individui con l’obiettivo di proteggere accademici minacciati, trovando loro un posto all’interno di università in tutto il mondo. Il giovane ricercatore è stato così accolto all’interno del gruppo guidato dal Professor Jean-Patrick Villeneuve.
Pensando al futuro dell’Afghanistan, il dottorando dell’USI pone l’accento sull’importanza di considerare la grande varietà etnica presente nel Paese: "L’Afghanistan e una nazione molto diversificata in termini di etnia, linguaggio e cultura. Se guardiamo alla storia, uno dei principali fattori che hanno causato il collasso dei regimi è il fatto che i leader non hanno rispettato e capito quanto sia profondamente variegato il nostro Paese. Gli svariati gruppi etnici vogliono essere inclusi e partecipare al processo politico, cosa che sfortunatamente non accade di questi tempi".
Parwiz Mosamim ha successivamente spiegato cosa differenzi il governo dei talebani, tornati al potere nel 2021 in seguito al ritiro delle forze statunitensi, dagli altri governi di origine islamica: "I talebani hanno la loro interpretazione di governo islamico, che non e la stessa di altri Stati musulmani. Per esempio, hanno impedito alle donne di ottenere impiego in questa amministrazione. Loro hanno una propria interpretazione della Sharia, un’interpretazione errata. Non permettono alle donne di studiare; ciö e completamente contro gli studi islamici! Perche l’Islam incoraggia chiunque a educarsi, donne e uomini". Secondo il ricercatore, quello dei talebani è un vero e proprio progetto politico che mira a creare un modello contrapposto a quello Occidentale, in virtù del quale giustificare vent’anni di combattimenti. Per mostrare come la situazione delle donne sia cambiata in seguito all’arrivo dei talebani, il dottorando ha ricordato alcuni numeri: "Prima del collasso ad agosto 2021, quasi il 28% delle posizioni dell’amministrazione pubblica era assegnato a delle donne, un numero molto incoraggiante. In aggiunta, esse occupavano anche l’11% degli incarichi in posizioni di leadership nel settore pubblico e il 27% del Parlamento". Attualmente donne e ragazze "non sono nemmeno accettate nelle scuole e nelle universitä".
Lo scorso 20 settembre a Washington si è tenuta una conferenza chiamata "Diversity and Inclusion in Afghanistan", alla quale hanno preso parte molti esponenti della diaspora afghana, tra i quali Parwiz Mosamim. Non erano invece presenti rappresentanti dei talebani. Come spiegato dal dottorando dell’USI, uno degli obiettivi dell’evento era quello di aumentare la consapevolezza che si ha all’estero della situazione vissuta in Afghanistan: "La diaspora afghana sparsa nel mondo vuole assicurarsi che la comunitä internazionale conosca meglio la realtä del nostro Paese. Ho vissuto li 22 anni, perciö conosco molto bene l’Afghanistan, e come molti altri posso informare i politici stranieri con una prospettiva diversa e accurata. Noi, in quanto afghani che hanno avuto la possibilitä di studiare, abbiamo il dovere di informare. Se stiamo in silenzio, nulla cambierä".
Secondo Parwiz Mosamim un nuovo governo democratico, capace di risollevare le sorti dell’Afghanistan, deve includere tutti i gruppi presenti sul territorio afghano, inclusi i talebani, poiché "una rappresentazione varia dev’essere garantita". Il ricercatore, che all’USI ha trovato un ambiente sicuro nel quale poter vivere e lavorare, ha inoltre sottolineato l’importanza dell’istruzione: "In Afghanistan quando uscivo di casa la mattina, non ero sicuro di tornare salvo la sera. Qui posso continuare la mia ricerca in tutta libertä e partecipare a conferenze, dibattiti, viaggiare senza limitazioni. Sono fortunato ad avere avuto la possibilità di studiare, perché da dove vengo c’è un grande problema di analfabetizzazione. L’alfabetizzazione è molto importante, perché grazie a essa le persone possono essere più consapevoli, fare scelte calcolate e non essere manipolate".
L’intervista completa a Parwiz Mosamim, curata da Matteo Casali per il Corriere del Ticino, è disponibile al seguente.
All’USI per cercare la democrazia: la storia di Parwiz Mosamim
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