In un contesto di perdita di biodiversità, è importante che i giovani ricercatori non solo siano coinvolti nella scienza, ma anche nella politica della biodiversità. L’iniziativa di ricerca Blue-Green Biodiversity di Eawag e WSL ha organizzato un workshop per facilitare la cooperazione tra scienza, pratica e politica.
Come possono scienza, pratica e politica collaborare con successo nel campo della biodiversità? Un workshop ha fornito approcci pratici.
Al termine di un progetto di ricerca, i giovani ricercatori si trovano spesso di fronte alla domanda: e adesso? Come si inseriscono i miei risultati nella pratica? Come posso contribuire con le mie conoscenze al dibattito politico? Per aiutare gli scienziati ad affrontare le sfide della conservazione della biodiversità, l’iniziativa di ricerca Blue Green Biodiversity dell’Eawag e del WSL, insieme all’Università di Zurigo, ha organizzato un workshop di due giorni intitolato "Capacity Building Workshop on Effective Science-Policy Collaboration in Biodiversity Management".Video del workshop "Tradurre la scienza in azione e impegnarsi nella definizione delle politiche per la biodiversità"
Il workshop ha fornito ai giovani ricercatori approcci pratici per una cooperazione efficace tra scienza e politica. L’obiettivo è stato quello di fornire loro strumenti da utilizzare per definire attivamente la politica sulla biodiversità in Svizzera e nel mondo. "Ad esempio, è fondamentale stabilire stretti contatti con le parti interessate fin dall’inizio di un progetto di ricerca e costruire una base di fiducia tra scienza, pratica e decisori politici", spiega Dechen Lham, ricercatore post-dottorato presso l’Eawag e il WSL e coordinatore del workshop. Questo include anche la ricerca di un linguaggio comune per colmare il divario tra ricerca e pratica. Solo così è possibile sviluppare insieme soluzioni praticabili e avviare cambiamenti politici rilevanti."Abbiamo sviluppato un programma che mostra come i ricercatori a tutti i livelli possano essere coinvolti nella politica sulla biodiversità. Impegnarsi nell’interfaccia scienza-politica spesso sembra molto impegnativo per i ricercatori quando l’unica opzione sembra essere a livello globale", afferma Debra Zuppinger-Dingley, del Programma prioritario di ricerca universitaria sul cambiamento globale e la biodiversità dell’Università di Zurigo e co-organizzatrice del workshop.
Scivolare nel ruolo di decisori politici
Un momento saliente del workshop è stato il gioco di ruolo di un organo decisionale politico. I partecipanti hanno assunto il ruolo di decisori politici a vari livelli - globale, nazionale, cantonale e comunale - e hanno discusso varie questioni relative alla cooperazione tra scienza e politica. "Alla luce delle attuali discussioni sulla biodiversità, è importante che i giovani ricercatori diventino attivi non solo nella scienza, ma anche nella definizione politica della biodiversità e contribuiscano efficacemente ai processi politici con i risultati delle loro ricerche", afferma Dechen Lham.Al workshop, anche gli esperti delle cosiddette "organizzazioni di confine" - che creano ponti tra scienza e politica - hanno raccontato la loro pluriennale esperienza in questo campo professionale. Due qualità, ad esempio, sono fondamentali per lavorare in questa interfaccia: la perseveranza e la pazienza. I partecipanti hanno anche avuto l’opportunità di sviluppare un proprio piano d’azione politica per i risultati delle loro ricerche e di discuterne con gli esperti.