Nuove prospettive per una diagnosi precoce delle malattie psichiatriche gravi

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© Alex Green
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Il Prof. Andrea Raballo, Professore della Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI) e Direttore della Ricerca e della Formazione accademica dell’ Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale (OSC), ha recentemente curato - in qualità di guest editor - un editoriale pubblicato sulla rinomata rivista "The British Journal of Psychiatry". Il testo, scritto a sei mani con Michele Poletti e Antonio Preti, tratta di nuovi orizzonti che permetterebbero un’identificazione precoce dei disturbi psichiatrici. Particolarmente importante per una diagnosi precoce è la presenza di servizi dedicati alla salute mentale di bambini e adolescenti.

L’editoriale del Professor Andrea Raballo si apre ponendo una questione di fondo: quanto è buona la nostra attuale capacità di prevedere il rischio di insorgenza di una malattia mentale grave? Per rispondere all’interrogativo, il Prof. Raballo propone una prospettiva alternativa a quella convenzionale, che pone l’accento sulla ricerca di indici biologici e marcatori genetici, che allo stato attuale "appaiono ancora piuttosto sovrastimati" nel loro potenziale predittivo e nella loro validità clinica. Per esemplificare il suo discorso, Raballo illustra il caso della schizofrenia, affermando che "la trasmissione transgenerazionale del rischio di schizofrenia va ben oltre il semplice - e peraltro solo presunto -  contributo genetico" ed include aspetti relazionali, familiari ed ambientali precoci. La diagnosi tempestiva della psicosi, così come i tentativi di prevenirla, si basano attualmente sul riconoscimento di condizioni cosiddette ad "alto rischio clinico di psicosi" (CHR-P), da cui deriva anche la categoria diagnostica DSM-5 "sindrome da psicosi attenuata". Tuttavia non tutti i pazienti affetti da schizofrenia manifestano i sintomi definiti dai criteri CHR-P. Il Professore dell’USI ricorda inoltre che è bene tener presente che i sintomi psicotici manifestati durante l’adolescenza sono solo la punta di un iceberg. "Ciò che si nasconde sotto la superficie, sebbene meno visibile, è più voluminoso e comprende l’accumulo sottile e graduale di ritardi/difficoltà nei domini cognitivo, motorio e sociale-interpersonale, la loro interazione e il loro effetto cumulativo, a partire dall’infanzia e lungo gli anni dello sviluppo. Ciò può essere esacerbato nella pubertà, a causa della maggiore complessità delle dinamiche sociali e dei cambiamenti neuronali/somatici contestuali". A giocare un ruolo non secondario nell’ accumulo progressivo di questi fattori di rischio potrebbero essere anomalie del neurosviluppo, legate ad alterazioni dell’integrazione sensomotoria, della coordinazione motoria e della capacità di distinguere azioni autogenerate e azioni generate dall’esterno, accompagnate dallo sviluppo di esperienze soggettive disturbanti.

Alla luce di queste considerazioni, il Professor Raballo sottolinea la centralità dei servizi dedicati alla salute mentale di bambini e adolescenti come un luogo cardine tanto per la possibile prevenzione quanto per l’individuazione precoce del rischio di insorgenza successiva di una malattia mentale grave. "Una valutazione equilibrata delle evidenze attuali può aiutare a riorientare gli sforzi di individuazione del rischio precoce, sfruttando le informazioni raccolte dalle fasi premorbose dell’infanzia a quelle prodromiche dell’adolescenza. Infatti, le prime manifestazioni psico-comportamentali prodromiche, che sono collegate a un rischio più elevato di malattia mentale grave nel corso della vita, emergono tipicamente durante l’infanzia e l’adolescenza. Inoltre, è sempre più riconosciuto che i sintomi, i tratti e i disturbi psicopatologici osservati nell’adolescenza e nella prima età adulta spesso derivano da una alterazione del neurosviluppo, già evidente nell’infanzia attraverso anomalie neurocognitive e comportamentali".

Il Professor Raballo sottolinea infine come, sebbene l’esempio citato nell’editoriale concerna principalmente la schizofrenia, un discorso analogo potrebbe essere applicato anche ad altre patologie.