Sviluppato all’USI innovativo sistema per meglio identificare le frodi digitali

Da alcuni decenni ci siamo abituati sempre più a usare forme di pagamento digitali, carte di credito in primis, per fare i nostri acquisti, una tendenza che ha visto un'impennata in tempi di coronavirus con gli acquisti online. Dietro la praticità del 'click&pay', tuttavia, si nascondono anche alcuni rischi, come le frodi e le relative perdite che restano perlopiù a carico delle società emettrici di carte. Come contrastare le frodi, o perlomeno limitare i danni? All'USI si è da poco concluso un progetto di ricerca, condotto in collaborazione con un'importante società di carte di credito in Svizzera, che propone un innovativo modello probabilistico per una efficiente rilevazione delle transazioni fraudolente. Si calcola che a livello mondiale le perdite per le società emettrici ammontano a più di 7,15 centesimi per ogni 100 dollari di transazioni con carta di credito - una cifra che in soldoni significa circa 25 miliardi di dollari, e si stima che entro il 2025 questa cifra possa raddoppiare. Ne avevamo riferito nel 2016, quando il Dr. Bruno Buonaguidi, ricercatore all'USI sotto la supervisione della professoressa Antonietta Mira, vinse un assegno di studio dell'AXA Research Fund per condurre il progetto ( v. Quicklink a margine ). Ora il progetto è concluso e i risultati pubblicati sulla rivista scientifica Bayesian Analysis . Ma in cosa consiste la soluzione ideata all'USI? "Abbiamo sviluppato un sistema che agisce in due fasi, quella di allenamento seguita da quella di classificazione", spiega il Dr. Buonaguidi.
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